Venere, Adone e Cupido è un dipinto di Annibale Carracci, prevalentemente datato al 1595 circa e custodito nel Museo del Prado a Madrid.
La scena rappresentata si concentra sulla famosa favola del poeta romano Ovidio. In questo dipinto, Carracci ritrae l’istante prima che Venere stia per essere colpita dalla freccia di Cupido permettendole di innamorarsi di Adone (che viene mostrato con dei cani che lo accompagneranno quando procederà a una sfortunata caccia con un selvaggio cinghiale).
In primo piano vediamo una coppia di colombe che rappresentano l’amore. Le figure sono supportate da un intricato paesaggio composto da antiche rovine e cieli caotici, che infondono un senso di dramma nella narrazione.

In Venere, Adone e Cupido è dimostrabile la vasta gamma di influenze del Carracci, esibendo aspetti della scultura veronese, tiziana e greco-romana. Sia Veronese che Tiziano hanno dipinto questa favola e si possono tracciare somiglianze tra l’approccio compositivo di tutti e tre gli artisti in cui l’interazione tra Venere e Adone si gioca di fronte a un paesaggio naturalistico.
L’abilità speciale di Carracci come pittore naturalista è qui in evidenza, mentre la sua formazione scultorea dei corpi delle figure e l’uso della luce per illuminare la trama liscia della loro pelle produce un sottile realismo che l’avrebbe posto in netto contrasto con le preferenze del Manieristi. La capacità di Carracci di giocare con la luce in questo modo è ulteriormente evidenziata nei materiali delle stoffe, in particolare nella meravigliosa lucentezza iridescente della veste di Adone.