Questo nudo in bronzo “Un atleta che lotta con un pitone” è a grandezza naturale, di proprietà della Tate Collection, è stata la prima delle sculture esposte di Leighton, rappresentando un movimento relativamente tardo ma estremamente influente in quel mezzo.
Con il corpo in bilico e teso, l’atleta afferra il serpente con entrambe le mani, una davanti e una dietro, stringendogli il collo appena sotto la testa. Il pitone, da parte sua, si avvolge strettamente attorno agli arti e al busto dell’atleta e chiude gli occhi con lui, la bocca aperta come se sibilasse al suo avversario.
Il puro senso di forza fisica, bellezza e dinamismo che trasuda questa scultura è stato sufficiente per lanciare un intero movimento, noto come Nuova Scultura.
Entro la seconda metà del diciannovesimo secolo, il mezzo della scultura era considerato serio e obsoleto, un’opinione espressa in particolare dal critico d’arte e poeta francese Charles Baudelaire.
L’opera di Leighton, nel suo trattamento naturalistico del corpo umano e nel revival di motivi classici, è stata vista come una sorta di resurrezione, che ha portato allo sviluppo di un nuovo stile scultoreo sensibile ai movimenti pittorici contemporanei come il simbolismo e il naturalismo, e che combina esotico e soggetto mitologico con forme umane iperrealistiche.
Il tema del combattimento ha permesso a Leighton di portare un nuovo senso di motilità ed energia al corpo scultoreo, in contrasto con il calmo riposo percepito della statuaria classica. C’è azione e movimento anche per lo spettatore, come scrive il critico di scultura David Getsy, la torsione del pitone attorno alla gamba dell’atleta incoraggia lo spettatore a girare all’infinito attorno alla statua, portandola così in vita.
Il corpo del serpente guida anche lo sguardo in un tour erotico a spirale del fisico dell’atleta, sfiorando e comprimendo zone erogene come la coscia e i genitali.
In effetti, l’interpretazione comune dell’opera come allegoria del trionfo della volontà umana sull’animale si presta a un’altra lettura queer. È stato suggerito, cioè, che l’atleta stia lottando con la sua sessualità, il modo in cui maneggia il serpente è un’allusione visiva alla masturbazione.