La posa delimitata del nudo sdraiato di Rosanna, allungata in diagonale sulla tela, alludeva all’uso da parte di Mantegna di pose teatrali, principalmente il suo Cristo morto, del 1490 (Pinacoteca di Brera, Milano), che Casorati cita ancor più apertamente in un dipinto del 1923, Meriggio (Museo Revoltella, Trieste). L’aspetto arrotondato e statuario della figura, delineata su uno sfondo blu intenso, rifletteva anche l’influenza di Cézanne sulla silhouette e sulla forma.
Quand’era molto più giovane, Casorati adorava Gustav Klimt, e cercò a tutti i costi di imitarne lo stile decorativo e simbolista. Ma qualche tempo dopo Casorati iniziò a trovare la propria voce, soprattutto dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale. Ha lasciato tanta decorazione, tanto simbolo criptico e ha deciso che nella sua pittura doveva esserci un “ritorno all’ordine”.
Dopo aver visto l’opera di Paul Cézanne alla Biennale di Venezia nel 1920, seppe raddrizzare un po’ la sua arte verso la via dell’armonia, della calma e dell’ordine, qualcosa che può suonare come conservativo, ma poi è stata una vera innovazione. Si chiamava Novecentismo, un ritorno alla tradizione rinascimentale. Sono gli alti e bassi della storia dell’arte.
Casorati ha raggiunto uno stile contemporaneo al suo tempo e allo stesso tempo classico. Totalmente equilibrato, semplice sia nella forma che nel contenuto, come è il caso di questo nudo di Rosanna, sdraiato e disegnando una diagonale. Un nudo che sembra quasi una scultura per i suoi volumi tondeggianti.
Tuttavia, lungi dall’ispirare serenità, la calma dei suoi dipinti evoca una certa irrealtà, come nella pittura metafisica Rosanna, immobile come un manichino, con gli occhi quasi chiusi, rapportandola al sogno.