A proposito di René Magritte e di questa sua opera, dovete sapere che si dice quanto il pittore greco Apelle dipinse così bene i cavalli che i cavalli veri, passando accanto ad essi, nitrirono in segno di saluto. Famoso è anche l’aneddoto di Michelangelo, che, terminato suo Mosè, gli diede un sonoro colpo di martello sul ginocchio, esclamando “perché non parli?”.
René Magritte fa esplicito riferimento a questa tradizione artistica in Tentativo impossibile, dando vita alla sua amata moglie, Georgette.

Ma in questo dipinto René Magritte non dipinge una copia così fedele del modello da imitare o perché prenda vita: dipinge letteralmente il modello; è un tentativo impossibile, ma che diventa possibile nella pittura, dove l’artista è un’immagine così come ciò che dipinge.
La riflessione del pittore surrealista non si ferma, banalmente, alle capacità mimetiche della pittura, ma si spinge oltre, indagando il rapporto ambiguo tra la realtà e la sua immagine, tra il mondo in cui viviamo e quello, assolutamente autonomo, che può dare vita alla pittura.
L’immagine non si adatta al modello; nella migliore delle ipotesi, il modello può sforzarsi di assomigliare all’immagine. Ma questo ha vita propria e, sulla superficie di un dipinto, l’immagine di un pittore può dipingere plausibilmente l’immagine della donna che ama, reale perché condivide la sua stessa realtà, la sua stessa condizione di immagine.
Ciò premesso, resta il fatto che ciò che viene rappresentato è, prima di tutto, un atto d’amore. L’immagine potrebbe non adattarsi al modello, ma il modello di questo dipinto, come di molti altri dipinti, è sua moglie, Georgette, con la quale l’artista si farà fotografare nel tentativo (questo impossibile) di ripetere l’evento in realtà impossibile su tela.