Rappresentando una prostituta di classe inferiore, l’Olympia di Manet mette a confronto lo spettatore borghese con una realtà nascosta, ma ben nota.
Volutamente provocatorio, ha scioccato gli spettatori del Salon del 1865. I riferimenti di Olimpia alla Venere di Urbino di Tiziano (1538) e alla Maja Desnuda di Goya (1799-1800) si adattano facilmente al tradizionale genere “boudoir”, tuttavia culminano in un ritratto piuttosto informale e individuale di una donna che non si vergogna del suo corpo.
Si pensa comunemente che Olympia sia una rappresentazione pittorica di passaggi della famosa raccolta di poesie di Baudelaire chiamata Les Fleurs du Mal (1857). Ad esempio, Manet include piuttosto apertamente un gatto nero, che simboleggia la sessualità e la prostituzione accresciute, un simbolo tipicamente baudelariano.