Un altro dipinto che aveva raggiunto una grande fama al momento della morte di Böcklin, Giocando tra le onde mostra l’approccio irriverente dell’artista alle sue fonti classiche.
Le figure tra le onde sembrano modellate su Tritone, il dio del mare della mitologia greca, ma non esiste una base mitologica per la scena rappresentata.
Il dipinto ricorda invece un incidente a cui assistette Böcklin durante una vacanza sulle coste italiane, quando il suo amico, lo zoologo Anton Dohrn, sorprese un gruppo di donne bagnanti, avvicinandosi a loro sott’acqua e riemergendo improvvisamente.
Si dice addirittura che il volto del Tritone, le cui intenzioni salacissime sembrano chiare, sia basato su quello di Dohrn.
Nonostante questa versione da cartolina del mare della mitologia greca, l’immagine non è semplicemente frivola. La tavolozza dei colori è scura e malinconica e la paura sul viso della donna sembra abbastanza reale.
Lo spettatore si trova così di fronte a una strana miscela di energia sensuale, spaventosa e umoristica. La qualità comico-grottesca del dipinto fu notata da molti critici durante la fine del XIX° secolo, tra cui Cornelius Gurlitt, che espresse l’entusiasmo del pubblico tedesco in generale definendo Giocando tra le onde “uno dei più grandi successi del nostro secolo“.
La combinazione del dipinto di prospettiva di visione intima, grandi allusioni classiche e bassa commedia, è tipica dell’approccio irriverente delle gerarchie e delle categorie estetiche di Böcklin e del suo status di pittore neoclassico.
Incline a esplosioni lunatiche, Böcklin è noto per aver inveito: “essere greci! Noi? Perché i greci erano greci? Perché hanno creato ciò che hanno visto, come sembrava loro giusto. (Gli antichi non volevano fare antichità, per quanto come so – solo noi vogliamo farlo). L’acqua fresca della vita è ciò che vogliamo, e per noi scorre sempre, come lo era per i Greci. Saremo greci solo quando la coglieremo nel nostro proprio modo.”
Basandosi sul passato classico, Böcklin inizia un’intera tradizione del comico-grottesco nell’arte tedesca successiva, evidente in molte opere del movimento espressionista.