La bolognese Elisabetta Sirani fu uno degli ultimi rappresentanti dell’importante barocco di questa città, nonché uno dei primi pittori di maggiore proiezione internazionale.
A causa del suo status di donna, la Sirani non aveva accesso all’Accademia, quindi dovette imparare il mestiere nella bottega del padre, assistente del grande pittore della scuola bolognese, Guido Reni.
Ciononostante la Sirani riuscì a diventare una pittrice professionista a soli 19 anni e poco dopo riuscì addirittura a prendere in carico la bottega di famiglia, che acquistò grande prestigio grazie alla sua qualità e rapidità nell’elaborazione delle opere. Molti consideravano sospetto che una donna potesse dipingere così bene e accusarono Sirani di non essere l’autore dei suoi dipinti, per i quali fu costretta a tenere manifestazioni pubbliche in risposta a coloro che mettevano in dubbio la paternità dei suoi dipinti.
Con la sua bottega sempre più forte (molti dei suoi discepoli e assistenti erano donne), Sirani stava ottenendo grande notorietà in tutta Europa. Che sia per la sua “esotica” o – secondo alcuni – per la sua grande bellezza, non c’era corte in Europa che non possedesse uno dei dipinti religiosi del Sirani.
La pittrice si specializzò in pittura religiosa e, da buon barocco, usò e abusò del chiaroscuro (sebbene addolcito con ombre tostate, non dimentichiamo che era bolognese) realizzando più di 200 dipinti nella sua brevissima carriera.
Elisabetta Sirani sarebbe morta a 27 anni. La sua cameriera è stata accusata di averla avvelenata, ma un’autopsia l’ha scagionata dal crimine.
Opere significative

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