Corisca e il satiro è un dipinto ad olio realizzato nel 1630 ed appartiene ad una collezione privata
La storia di Corisca e del satiro è raccontata da Artemisia Gentileschi, e ovviamente il significato cambia parecchio.
Corisca era una ninfa che aveva un ammiratore piuttosto fastidioso: un satiro che le regalava abiti e sandali. Accettando questi doni, il satiro pensava di avere diritto a una ricompensa carnale e si proponeva di sedurla. E già sappiamo che nell’antica Grecia la seduzione di un satiro verso una ninfa era sempre la stessa: lo stupro.
Il satiro afferrò la ninfa per i capelli, ma si scoprì che Corisca indossava una parrucca. La ninfa riuscì così a fuggire dal suo stupratore e lui rimase con i capelli finti in mano.
La triste storia dell’autrice di questo dipinto, Artemisia Gentileschi, è già nota. Fu una delle migliori artiste barocche e iniziò a dipingere nella bottega del padre Orazio, orgoglioso di sapere che sua figlia era già migliore di lui e del resto dei pittori a Roma.
Ma all’età di 19 anni, Gentileschi è stata violentata da un ragazzo di nome Agostino Tassi, che avrebbe dovuto essere il suo insegnante. Lo stupratore ha ricevuto un misero anno di carcere e Gentileschi è stata umiliata in un processo pubblico in cui è stato insinuato che fosse persino colpevole dello stupro. Da allora la pittura di Gentileschi cambiò radicalmente. Più oscuri e più violenti, i suoi dipinti iniziarono a popolarsi di eroine che tagliavano la testa agli uomini che li umiliavano, li sottomettevano, li molestavano o li violentavano.
Ecco perché, da un’analisi iconologica di quest’opera, emergono altre sfumature. Non abbiamo più a che fare con una ninfa manipolatrice e falsa, come si voleva vedere da anni, ma piuttosto con una donna abbastanza intelligente da non fidarsi di un figlio di p… satiro.