Ballo al Moulin Rouge è un dipinto ad olio su cartone realizzato nel 1889-90 e conservato al museo d’arte di Philadelphia.
Quando ci fermiamo davanti a quest’opera, gli strumenti a corda della band iniziano a suonare. Ci incontriamo nel salone Moulin-Rouge: balli, musica e tanto assenzio assicurano il divertimento di una delle meravigliose notti parigine di fine Ottocento.
In mezzo alla folla, tra gomiti e risate, incontriamo Louise la «Goulue» e Valentin: «le Désossé». Non sono in primo piano, tuttavia attirano immediatamente la nostra attenzione. Nell’esempio più eclatante del dipinto, il grande Toulouse-Lautrec (sebbene fosse un piccolo grande, poiché a 13 anni si frattura entrambi i femori e non supera mai il metro e mezzo) li descrive con totale sicurezza di sé, in una coreografia che aveva tutto tranne che eleganza. Valentin, con il cilindro in testa, tiene un piede in aria, in procinto di fare un passo. Lo chiamavano “il disossato”, era così flessibile nei movimenti che l’uomo sembrava non avere le ossa. Luisa Weber, meglio conosciuta come la “ghiotta”, a fine serata svuotava piatti e bicchieri da tutti i tavoli della sala. Ma intanto, era la regina del ballo: mostrando i polpacci in calze rosse ( oh! Mon dieu!), sbatte le gambe mentre lo chignon si disarma.
Dalla donna di profilo vestita di rosso, in alto a sinistra, attraverso le calze di La Goulue fino all’angolo in basso a destra del dipinto, una grande diagonale attraversa l’intera scena e aggiunge ritmo (se c’era qualcosa da aggiungere a sinistra). Come tanti suoi contemporanei ( Degas, Van Gogh, Gauguin…), Toulouse-Lautrec fu fortemente influenzato dalle stampe giapponesi e dal suo modo di descrivere lo spazio basato sul grande potenziale della linea diagonale.
L’influenza della fotografia si sente anche in questo lavoro: personaggi che passano davanti allo sguardo dell’artista, ritagliati dalla cornice, appaiono come riempitivi in un primo piano che in altre occasioni li avrebbe visti protagonisti. Sono l’indicazione vivente che l’artista ricorre all’estetica della cornice fotografica.
Questo lavoro è il preludio di uno dei suoi manifesti più noti e che gli farà guadagnare la sua fama in questo settore. Lì raggiunge una sintesi straordinaria dove riassume, con pochissime battute, tutta l’energia della sua linea e ci fa ballare al ritmo del Goulue mentre prendiamo un drink al Mouline Rouge.