Questa statua di Bacco raffigura il dio romano del vino precariamente in equilibrio su una roccia, in stato di ebbrezza. Indossa una corona di edera e tiene in mano un calice, portato verso le labbra per bere.
Nell’altra mano tiene una pelle di leone, che è un simbolo di morte derivato dal mito di Ercole. Da dietro la sua gamba sinistra fa capolino un satiro, significativo per il culto di Bacco che spesso rappresenta una divinità dei boschi ubriaca e lussuriosa.

L’opera, una delle prime di Michelangelo, suscitò molte polemiche. Fu originariamente commissionato dal cardinale Riario e si ispirò alla descrizione di una scultura in bronzo perduta dell’antico scultore Prassitele. Ma quando Riario vide il pezzo finito lo trovò inappropriato e lo rifiutò. Michelangelo invece lo vendette al suo banchiere Jacopo Galli.
Nonostante il suo passato colorato, tuttavia, l’opera è la prova del genio iniziale di Michelangelo. La sua eccellente conoscenza dell’anatomia si vede nel corpo della figura androgina che Vasari descrisse come avente “la snellezza di un giovane e la rotondità carnosa di una donna“.
Un baricentro alto conferisce alla figura un senso di movimento catturato, che Michelangelo avrebbe poi perfezionato ulteriormente per David.
Sebbene inteso a imitare la scultura greca classica e afflitto da un aspetto antico, Michelangelo rimase fedele a ciò che in termini visivi umani significa essere ubriaco; il corpo sconveniente che ondeggiava era diverso da qualsiasi rappresentazione di un dio nella scultura classica greca e romana.